sabato 20 marzo 2010

Il lato oscuro


Quanto di noi che non è ma venuto alla luce e che forse mai ci verrà. Silenzioso linguaggio che abita un’oscurità che gelosa ne trattiene le alternanze. Taciti contorsionismi che a volte bramano quella luce che darebbe loro un volto, una parola, ma anche violente ricadute nella buia e ritratta dimora del non esserci, del non senso di tutte le cose.
Oscillazione tra radicali estremi e spietata lontananza da un illusorio equilibrio.
Quanto abbiamo investito in quel lato di noi che esprime il visibile, e quanto pavido ripudio per l’altro che respira caotico nell’oscuro. Quanta paura ha consigliato a noi stessi di reprimere ciò che per sua natura sfuggirebbe alla domesticazione ed al giudizio.
È l’ignoto nascosto di noi, che si costringe nella sua precaria esistenza e che scalpitando con la sua selvaggia ragionevolezza a volte brama la sua ribalta, altre si ripiega nel profondo inconoscibile del sé.
Quale frattura nell’esistenza quando l’oscuro reclama la sua parte, irriducibile a nient’altro se non al suo lacerante urlo, parola mai detta, di una sofferta alterità vissuta nel medesimo.
Quale ingombro, quale pesantezza nell’esserlo, e quel pensiero poi, che timido ti sussurra la cruda incertezza di cosa sia in fondo vivere pienamente tutto te stesso.