lunedì 31 dicembre 2007

L'ultimo salto

Un sipario di tristezza cala come un’ombra su tutto il caotico pensato. Le spalle volte al buio e gli occhi che si socchiudono di volto ad una vita che cupamente ha smesso di scalpitare. Non più ardimento, né tensione né slanci verso un futuro che non c’è ; non più nome, né vissuto, né appaganti costruzioni ; non più amici, né gioie né dolori né miseria dilagante; non più io, tu, loro, né passioni né amore; non più madre, padre, fratelli e sorelle, né tutto ciò che ci ha tenuto in vita e che ci ha dato un’identità; non più solitudine, né tristezza né ricerca di quella verità che ci avrebbe salvati; non più niente che ci ricordi ciò che siamo, e siamo stati.
Le spalle al vuoto ed il lasciarsi cadere in quel nulla che ci assorbe in se come una madre, ma che non è madre, ma solo nulla, e nulla più. Non più, durante la caduta, essenza individualizzata, né rinascita, né ascesi né particella di io che vorrebbe preservarsi; non più Sé, né divina anima, nè gaudente vittoria, ma solo il dubbio, profondo e buio dubbio e fine assoluta di ogni certezza.
Il triste sipario di tutto questo, ed un attimo dopo… il salto.
L’ultimo filo, sottile, che lega a ciò che forse si era,….. la fede. E niente più.
L’ultima speranza, non concessa, il divino riassorbimento,… e niente, niente più.
Un sipario di tristezza cala come un'ombra; non più arrivederci, ma il tempo soltanto... dell'ultimo addio.

lunedì 24 dicembre 2007

NATALE

Le porte del cielo sono aperte e ci sia dato a seconda del nostro merito di quella verità di cui tanto sentimmo. Ci è stato detto “ la verità vi renderà liberi ” ; .... ma con il tempo e nel cercarla ho imparato che la verità è anche e soprattutto rivoluzionaria . Oggi ringrazio e dico : “La verità vi renderà liberi solo dopo avervi reso rivoluzionari ".

martedì 9 ottobre 2007

ZONE DEPRESSE

Nei giorni dell’inquietudine la lacerante esperienza del ripiegarsi su se stessi; il pesante fardello che si fa enigma e dubbio sulle spalle dell’ardito.
L’incertezza corrode, ma durante il duro cammino nell’oscura e profonda valle della notte dell’essere, a tratti una luce, una debole luce si fa presagio di una nuova alba sulle distanti colline.
L’alba si sa lontana, ma un lampo intuitivo dichiara che la luce sarà, che dura sarà la lotta, ma che quell’alba giungerà.
Il folle comprende, sa che quelle tracce, in quel sentiero di lacrime e fatica, al primo respiro di libertà andranno ripercorse al contrario; sa che non deve chiedere ristoro, sente di non voler nient’altro che volgere le spalle alla luce, al suo calore, non appena essa si posa su di lui, per cercare chi non ha mai sentito calore alcuno e quanti ancora giacciono nell’ombra.
Quella che si dispiega innanzi ai suoi occhi non è solo l’eterna lotta tra il bene e il male, concetto che nei nuovi confini raggiunti si riveste di relativismo, ma un nuovo terreno che la conoscenza concede.
Ciò di cui ora si dispone è il discernimento e ciò che d’ora innanzi si impara a riconoscere è la necessità. Per progredire ha dovuto voltarsi.
Nel ridiscendere, la necessità diventa imperativo.
Tra il tramonto vissuto e l’alba sperata si consuma la battaglia, in questo ponte sospeso si gioca la sua libertà.
Un frammento della ”voce del silenzio“ di H.P. Blavatsky riassume la grandezza del momento :

“……..Tenda la tua anima l’orecchio ad ogni grido di dolore, come il loto apre il suo cuore per bere il sole mattutino.
Il sole ardente non asciughi una sola lagrima di dolore prima che tu stesso non l’abbia tersa dall’occhio del sofferente.
Ed ogni rovente lagrima umana cada sul tuo cuore e vi resti; né tergerla mai, finchè non sia rimosso il dolore che la produsse .
Queste lagrime, o tu dal cuore pieno di compassione, sono i rivi che irrigano i campi della carità imperitura .
Su questo suolo germoglia e sboccia a mezzanotte il nuovo Adepto “ ….
A Parsifal, ai cavalieri dello spirito, a tutti gli uomini di buona volontà.




sabato 6 ottobre 2007

LE SUE ORME

…Di lui si diceva che era come un soffio di vento, non si sapeva da dove sarebbe arrivato né dove avrebbe proseguito. Amava, amava veramente, nella maniera che credeva più sincera, senza chiedere né promettere mai niente.
Il più randagio dei cani, che a tutti si affezionava, ma a tutti restava infedele, per amore dell’amore.
Noncuranza dell’indomani, attenzione totale ad ogni attimo di vita, meraviglia ed affetto per ogni presenza e gioia, gioia senza tenere nulla.
Il suo amore era ovunque, anche in colei che in quell’ultimo giorno venne a spezzarlo. Sorella morte pose il suo sigillo, non sarebbe restata solo un’ombra od un ricordo, ma una nuova luce per tutti i giorni a venire.

venerdì 5 ottobre 2007

Omaggio ai grandi

3 Ottobre 1226, muore S. Francesco d'Assisi.
Un omaggio ad un grande, un punto luminoso che resiste nel tempo, donato al mondo come esempio o chissà, come legge, talmente semplice che la sua grandezza tende a ritrarsi di fronte agli eruditi. L'infinitamente piccolo, dove convergono filosofia, mistica, teologia e vita, il luogo dove la somma delle tensioni massime dell'umano si risolve nell'estasi e nell'armonia di un vissuto che continua a trovare spazio e a portare conforto nelle pieghe di ogni tempo.
E' la vita che festeggia se stessa, che con il suo miracolo povero, messo ai margini della luce del suo secolo, ha voluto donarci una stella che non ha mai cessato di brillare.