Nei giorni dell’inquietudine la lacerante esperienza del ripiegarsi su se stessi; il pesante fardello che si fa enigma e dubbio sulle spalle dell’ardito.
L’incertezza corrode, ma durante il duro cammino nell’oscura e profonda valle della notte dell’essere, a tratti una luce, una debole luce si fa presagio di una nuova alba sulle distanti colline.
L’alba si sa lontana, ma un lampo intuitivo dichiara che la luce sarà, che dura sarà la lotta, ma che quell’alba giungerà.
Il folle comprende, sa che quelle tracce, in quel sentiero di lacrime e fatica, al primo respiro di libertà andranno ripercorse al contrario; sa che non deve chiedere ristoro, sente di non voler nient’altro che volgere le spalle alla luce, al suo calore, non appena essa si posa su di lui, per cercare chi non ha mai sentito calore alcuno e quanti ancora giacciono nell’ombra.
Quella che si dispiega innanzi ai suoi occhi non è solo l’eterna lotta tra il bene e il male, concetto che nei nuovi confini raggiunti si riveste di relativismo, ma un nuovo terreno che la conoscenza concede.
Ciò di cui ora si dispone è il discernimento e ciò che d’ora innanzi si impara a riconoscere è la necessità. Per progredire ha dovuto voltarsi.
Nel ridiscendere, la necessità diventa imperativo.
Tra il tramonto vissuto e l’alba sperata si consuma la battaglia, in questo ponte sospeso si gioca la sua libertà.
Un frammento della ”voce del silenzio“ di H.P. Blavatsky riassume la grandezza del momento :
L’incertezza corrode, ma durante il duro cammino nell’oscura e profonda valle della notte dell’essere, a tratti una luce, una debole luce si fa presagio di una nuova alba sulle distanti colline.
L’alba si sa lontana, ma un lampo intuitivo dichiara che la luce sarà, che dura sarà la lotta, ma che quell’alba giungerà.
Il folle comprende, sa che quelle tracce, in quel sentiero di lacrime e fatica, al primo respiro di libertà andranno ripercorse al contrario; sa che non deve chiedere ristoro, sente di non voler nient’altro che volgere le spalle alla luce, al suo calore, non appena essa si posa su di lui, per cercare chi non ha mai sentito calore alcuno e quanti ancora giacciono nell’ombra.
Quella che si dispiega innanzi ai suoi occhi non è solo l’eterna lotta tra il bene e il male, concetto che nei nuovi confini raggiunti si riveste di relativismo, ma un nuovo terreno che la conoscenza concede.
Ciò di cui ora si dispone è il discernimento e ciò che d’ora innanzi si impara a riconoscere è la necessità. Per progredire ha dovuto voltarsi.
Nel ridiscendere, la necessità diventa imperativo.
Tra il tramonto vissuto e l’alba sperata si consuma la battaglia, in questo ponte sospeso si gioca la sua libertà.
Un frammento della ”voce del silenzio“ di H.P. Blavatsky riassume la grandezza del momento :
“……..Tenda la tua anima l’orecchio ad ogni grido di dolore, come il loto apre il suo cuore per bere il sole mattutino.
Il sole ardente non asciughi una sola lagrima di dolore prima che tu stesso non l’abbia tersa dall’occhio del sofferente.
Ed ogni rovente lagrima umana cada sul tuo cuore e vi resti; né tergerla mai, finchè non sia rimosso il dolore che la produsse .
Queste lagrime, o tu dal cuore pieno di compassione, sono i rivi che irrigano i campi della carità imperitura .
Su questo suolo germoglia e sboccia a mezzanotte il nuovo Adepto “ ….
A Parsifal, ai cavalieri dello spirito, a tutti gli uomini di buona volontà.